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Breve storia di Siena
Dagli etruschi ai giorni nostri

Il Cavalleggero

Siena è una delle città più belle della Toscana e d’Italia. La sua storia è assai ricca, come testimoniato da ogni palazzo, da ogni via e dalle sue nobili tradizioni.

Riguardo le origini di Siena non ci sono informazioni certe: alcuni reperti archeologici di una necropoli etrusca farebbero pensare che il primo centro abitato risalga proprio a quell’epoca. Ma l’esiguità dei ritrovamenti non fornisce nessuna certezza al riguardo.

Di sicuro abbiamo notizie certe della fondazione di una colonia romana chiamata Sena Julia ad opera, probabilmente, di Cesare o del Triumvirato: se ne trovano testimonianze anche negli scritti di Plinio e Tacito.
Proprio quest’ultimo descrive la città all’epoca di Vespasiano come un centro che aveva già magistrati propri.

Fra la fine del III secolo e l’inizio del II si hanno testimonianze dell’introduzione del Cristianesimo a Siena, con la nomina di un vescovo che prese parte al Concilio di Roma del 313 anche se con un ruolo ancora minore.

Durante le invasioni barbariche la zona nei dintorni di Siena vide un notevole afflusso di persone, cosicché, all’epoca dei Longobardi, la città comincia ad assumere una sua certa rilevanza: lo testimonia il fatto che fosse retta da due gastaldi, uno per la politica e la giustizia e uno per l’amministrazione.
I gastaldi furono sostituiti nel tempo, con la fondazione del Sacro Romano Impero, dai conti, dei quali il primo fu Alderico nell’833.
Nel XII secolo, invece, ai conti subordinati all’investitura e all’autorità imperiale, subentrano i vescovi-conti: anche questo è uno degli aspetti che andranno a caratterizzare il successivo scontro fra Guelfi e Ghibellini, che durò circa 150 anni e che in Toscana vide il suo massimo teatro.

Il potere del vescovo, però, a Siena non dura a lungo, perché il Comune, ormai organizzatosi con i suoi consoli, comincia ad assumere autorità preponderante. I consoli sono scelti dal popolo fra i nobili della città, durano in carica un anno e hanno il compito di amministrare civilmente ed economicamente la città. Contro questa preponderanza dell'elemento signorile insorge il popolo, che con l'esercizio del commercio ha ormai acquistato un posto rilevante nella vita cittadina e reclama maggiori diritti. Approfittando delle discordie che già serpeggiano tra le principali famiglie, specialmente fra i Tolomei – guelfi e i Salimbeni – ghibellini, il popolo riesce, nel 1147, a ottenere che un terzo dei posti di console venga riservato agli uomini della sua parte.

In quest’epoca Siena si impone sulla scena grazie al lavoro dei suoi mercanti che fanno affari in ogni parte d’Europa e ai suoi banchieri che finanziano imperatori, principi e papi. La sua potenza economica dà anche una spinta verso l’esterno: Siena vuole allargare i suoi domini al di fuori delle mura e questa cosa desta preoccupazione nella vicina Firenze. Non sono pochi gli scontri armati fra le due città per questi motivi – si concluderanno solo nel 1260 con la Battaglia di Montaperti che vede Siena vincitrice su Firenze.
La ricchezza di Siena è dovuta anche al transito della Via Francigena, che porta i pellegrini e i viandanti verso la Città Santa. Nascono in questo periodo le compagnie laicali, che si preoccupano di assistere i viandanti di passaggio a Siena. Queste compagnie rappresentano il germoglio delle famose Contrade cittadine.

Alla fine del XII secolo ai consoli viene sostituito il podestà e si consolida il Consiglio della Campagna, avente funzioni parlamentari.
Per mantenere i poteri del podestà e l’azione delle maggiori famiglie entro certi limiti, nel 1236 si istituisce un consiglio di cittadini: il capitano del popolo è nominato capo di questo collegio e rimane al potere fino alla metà del secolo XV. Al podestà rimane, quindi, solo la funzione giudiziaria e il comando dell'esercito in guerra.

Le fortune della città non basteranno a salvarla dalla rovina che arriva per una serie di eventi per lei funesti: la scomunica da parte di Papa Alessandro IV che vieta a tutte le città di intrattenere scambi commerciali con essa e la sconfitta definitiva dei ghibellini senesi, che consegnerà la città in mano ai guelfi, i cui esponenti sono assai vicini a Firenze.
La città è retta dal Consiglio dei Nove i cui rappresentanti fanno parte della classe borghese, essendo stati estromessi i nobili. Questo governo rimane in carica per circa 70 anni, corrispondenti ad un periodo di pace e prosperità, che però si esaurirà a causa dei dissidi sopiti fra fazioni, della carestia e della peste che sta decimando l’Europa. Così il XIV secolo si conclude in un’alternanza di governi diversi e in un clima generale assai negativo, che, in realtà si protrae, fra conflitti interni ed esterni, per un paio di secoli.
Si arriva, così, alla fine del 1500, quando Siena, caduta sotto il dominio di Filippo II, viene ceduta a Cosimo I de’Medici: da allora la storia di Siena si identifica con quella di Firenze e del Granducato di Toscana, pur avendo apparentemente la città un governo piuttosto autonomo.

Siena si risveglia solo lentamente dall'incubo: concorrono alla rinascita l'arte senese in tutte le sue forme, il nuovo Monte dei Paschi, rifondato nel 1624 e le savie riforme economiche e agricole dovute alla casa di Lorena, succeduta, nel 1737, ai Medici nel governo del Granducato.

Siena fu la prima città della Toscana a deliberare nel 1859 l'annessione al Regno d'Italia.

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